sabato 20 aprile 2013

L'AFRICA TRA IMMAGINE E REALTÀ'


 


E’ con disagio che leggo quanto la nostra stampa riporta dell’Africa; un continente immaginato, anticamera dell’inferno. Un inferno animato da catastrofi bibliche e spauracchi ancestrali che, sia chiaro, esistono e condizionano la vita sociale ed economica dell’Africa ma, occorre dirlo, senza paralizzarla.

Sottolineare continuamente gli aspetti negativi, le epidemie, le catastrofi naturali e quelle, non meno dannose provocate dalla mancanza di democrazia, è utile solamente a suscitare sentimenti di sfiducia e la facile convinzione che l'Africa sia un continente perduto, incapace con le sue sole forze di uscire dalla povertà. Sono gli stessi argomenti che hanno dato giustificazione alle conquiste coloniali.

 Ed allora, non mi resta che concordare con Amselle nella sua cruda e lucida analisi. “Se le cose stanno così, è perché l’attenzione rivolta alla povertà e alla malattia è uno degli ingredienti essenziali del “charity business” il quale fa leva sulla reiterata mobilitazione e colpevolizzazione di ampie fasce della popolazione europea e nord americana”.

Al contrario, chi quotidianamente lavora con le diverse realtà africane, sa che esse sono sempre più impegnate in un profondo processo di riforme, spronate dalla consapevolezza, fatta propria dalla maggioranza dei governanti dei Paesi dell’area, che non si può uscire dal circolo vizioso della povertà senza favorire lo sviluppo di un vero e profondo processo democratico. E tuttavia, ancora, i media non si soffermano su esempi positivi ma mostrano ripetute sequenze di guerra, dolore e distruzione.

Ripeto, non voglio nascondere l'esistenza di guerra e dolore. L’Africa è ancora segnata da una forte instabilità ma tale instabilità non è dovuta a frizioni etniche ma al fatto che le società africane sono parte di una complessa rete di scambi economici che risentono, purtroppo ancora, dei secoli di colonizzazione il cui retaggio sembra far fatica a sparire.

Molti Paesi sono riusciti tuttavia a superare con le armi della diplomazia le divergenze. E ancora una volta il nostro sistema di comunicazione sembra non farci caso. Se alla guerra, alla povertà, alla malattia sono dedicate pagine e pagine di giornali e riviste, ore ed ore di trasmissioni televisive, alla pace s’accenna solamente, glissando, in trafiletti redazionali. Daniele Mezzana analizza sapientemente il problema della distorsione dell’immagine del continente nei vari media e canali di informazione e i tentativi con i quali i diversi attori sulla scena stanno cercando di modificare tale atteggiamento.

Occorre aumentare il nostro impegno perché la visione apocalittica lasci spazio alla realtà delle cose, contribuendo a ricollocare l’Africa sullo scenario internazionale. Se non riusciremo in tale compito, credo che tutti gli sforzi, anche finanziari, che la comunità internazionale ha fatto sino ad ora saranno destinati ad essere percepiti, nel migliore dei casi, dalla vasta maggioranza della popolazione del mondo come l’ennesima battaglia contro i mulini a vento. Nel peggiore come uno spreco. 

Più e più volte l’Italia ha ribadito l’importanza di modificare tale impostazione perniciosa. E non solo perché la vicinanza dell’Italia alle coste africane è ponte naturale tra i due continenti ma perché occorre creare fiducia nel sistema Africa. Spesso si accusa la cooperazione internazionale di sprecare risorse ma gli aiuti allo sviluppo non possono da soli riportare le società africane nel contesto mondiale, ammesso e non concesso che esse ne siano mai state allontanate. Ricreare la fiducia delle nostre società sulle società africane è un compito fondamentale. E’ solamente attraverso questo processo di comunicazione, che si potranno mobilitare gli investimenti privati, veri motori di una rinascita economica.

Occorre, dunque, che avanzi una cultura della comunicazione positiva impegnarsi in uno sforzo notevole per far conoscere, e far riconoscere, che gli impegni finanziari e politici per la costruzione di nuove relazioni con i diversi Paesi dell’area non sono costruzione di cattedrali nel deserto o finanziamento, più o meno occulto, a Governi corrotti o dispotici come troppo spesso traspare dalla stampa.

Il nostro dovere istituzionale è quello di contribuire ad irrobustire le istituzioni favorendo lo sviluppo di capacità endogene, di programmazione e gestione delle risorse e incoraggiandone l’uso per l’attuazione di politiche sociali volte al raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. Ma questo non è ancora sufficiente, dobbiamo fornire mezzi e strumenti con i quali le diverse realtà africane possano comunicare con il mondo, contribuendo a riportare l’immagine dell’Africa alla realtà dei fatti.

Mi preme sottolineare, ancora una volta, che l’Africa non è, e non deve esser considerato, un continente omogeneo. Vi si incontrano situazioni tra le più diverse: Paesi che hanno con decisione e coraggio intrapreso il cammino della modernizzazione e delle riforme, Paesi che con più fatica si accingono ad intraprenderlo ed altri Paesi ancora che a causa della situazione di instabilità interna stentano a comprendere le ricadute che potrebbe avere l’avvio delle riforme democratiche sul tessuto economico e sociale del proprio Paese, sull'efficacia delle politiche di riduzione della povertà e sul conseguimento degli Obiettivi del Millennio.

La cooperazione italiana guarda, quindi, con sempre maggiore fiducia alle possibilità di sviluppo dell’Africa e ne riconosce le immense potenzialità. Per questa ragione ha confermato l' impegno per l’Africa.

Siamo impegnati in questo processo e, senza elencare le numerose iniziative avviate e completate, perché ne risulterebbe un noioso elenco di cifre e titoli che non hanno alcun interesse in questa sede, quello che vorrei sottolineare è l’importanza che nel nostro lavoro quotidiano attribuiamo ad una corretta comunicazione, capace, auspicabilmente, di raggiungere nella maniera più completa ed obiettiva sia le società africane che quelle dei Paesi donatori.

1 commento:

  1. Dona Branca!
    un istituzione a Sena, in provincia di Sofala.
    La signora nella foto, intenta a farsi intrecciare i capelli da sua figlia e' uno degli splendidi esempi di forza e carattere che il Mozambico (e l'Africa puo' mostrare con orgoglio).
    Se passa da quelle parti chieda di lei e si faccia raccontare la sua storia, magari potrebbe essere interessante per il suo blog.
    Saluti,
    Francesco

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